sabato 12 ottobre 2013

IO TOCCO

Jean-Luc Nancy dice: “Vi siete già conosciuti come puro spirito? No. Ciò vuol dire che tanto voi che io non accediamo a noi stessi che dal di fuori.” Accedere a se stessi dal di fuori. Cos’è questo di fuori non specificato, questo luogo fondamentale per la conoscenza di noi stessi? Per dove dobbiamo passare per dire Io?  La parola non detta è: corpo. Apriamo allora le molte questioni: cos’è il corpo? che valore ha il mio corpo? ha senso parlare del mio corpo? 

Partiamo da qui: no, non ha senso parlare del mio corpo. Il corpo è mio e me lo gestisco io è uno slogan ormai superato. Se definisco ancora il corpo come ciò che è mio significa che io (un io che ancora non si capisce bene cosa sia) possiedo qualcosa, che è questa estensione qui, del corpo che ho e che è fatto così. Non possiamo più accettare questa versione comune del dualismo tra anima (questo Io che ancora non sa dire di sé più che per negazione) e corpo (come pura materia, accessoria al mio vero io, gestibile e malleabile).  

Come allora parlare del corpo? Parlarne come esposizione. Non solo perché esso è esposto, rivolto all’esterno, ma perché essere corpo consiste nell’esporsi. Si è corpo in quanto si è esposti. Non si può quindi parlare di intimità del corpo, esso non è mai raccolto in sé, concentrato. Esso non è un punto. Esso è sempre estensione. La pelle è questa esposizione dell’estensione. Attraverso la mia pelle io tocco. Tocco, mi tocco e sono toccato. E mi tocco dal di fori, non mi tocco dal di dentro. Bisogna che io sia un’esteriorità per toccarmi. Non possiedo questo fuori, sono questo fuori. E questo fuori che sono e che tocco, resta di fuori. Questo mio toccare il corpo e i corpi è il mio modo di essere nel mondo, del mio essere stesso, necessariamente qui. È esperienza. Esperienza è il mio experiri, andare fuori, uscire, attraversare. 

L’anima allora, che abbiamo lasciato da parte, quell’Io non meglio identificato non è altro che l’esperienza del corpo. Il corpo è esposizione e l’anima è l’esperienza di questa esposizione. Esperienza del tocco. Esperienza del corpo. L’Io allora non è il soggetto interno di un corpo, l’Io è un tocco. Tocco come rapporto. Anima è un nome per l’esperienza che il corpo è. 

Consapevole di un corpo scoperto, suscettibile e offerto al tocco, cerco per me tocchi più buoni, e di toccare con più delicatezza.

Elena

2 commenti:

  1. La valorizzazione del tatto e di un toccare che sia buono, per me e per l'altro, come opportunità per riscoprire il nostro modo di porci in relazione: tenendo conto di vivere in una società che ha operato una radicale discriminazione sensoriale, basata sull'esaltazione della vista e sull'offuscamento degli altri sensi (Roland Barthes parlava di una "società dell'immagine", pur ravvisando poi alcuni elementi che porrebbero dei limiti al dominio socio-culturale dell'immagine), mi pare che una rivalutazione di questo senso possa essere un ottimo punto da cui ripartire per vivere rapporti più autentici e più pieni.

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  2. qualcuno mi ha detto che la filosofia si presta a essere presa in giro...
    http://www.youtube.com/watch?v=23hSNCZG7mE

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