Ben venga la letteratura
femminile. Ma il mondo del femminile non è affare di donna. Non è una questione
da sbrigare tra di noi. Ogni donna, in quanto donna, ha il compito di diventare donna e si sa che la maturità
è un affare personale; ma il compito di conoscere, comprendere, ritrarre la
donna, è affare di ciascuno. O meglio, di chiunque abbia il desiderio di
sondare quell’universo sconfinato che è la specie uomo, che si dà nelle
versioni U-D. Non voglio arrivare a dire che gli uomini debbano sentire il bisogno di tratteggiare la
complessa figura femminile, ma forse siamo proprio noi donne che soffochiamo e
screditiamo qualunque contributo “esterno”, scoraggiando qualsiasi uomo-U che
per curiosità intellettuale fosse spinto a indagare qualche tratto dell’uomo-D.
Non monopolizziamo un sapere.
Aggirandomi recentemente per la
biblioteca mi è sorta questa riflessione che mi porta a lanciare un appello: se
raccogliamo con perizia dati sulla attuale condizione della donna, se
realizziamo un’inchiesta seria, per favore non pubblichiamo il testo con la
copertina fucsia! Quale uomo mai si avvicinerà allo scaffale per prendere in
mano un libro che ha tutto della “donnicciola”? Come
pensiamo di essere prese sul serio se non sappiamo prenderci sul serio? Se non
sappiamo rinunciare ad un processo di editing efficace sul piano commerciale ma
del tutto ininfluente su quello culturale? Qualsiasi riflessione contenuta tra
le pagine è compromessa dal colore ostentato della copertina. Fucsia.
Non di certo un esibito
femminismo farà emergere l’autenticità della differenza sessuale. E la
questione non è del femminile, ma è del maschile e femminile insieme. Come
dire dell’uomo senza la donna? E come della donna senza l’uomo? I due non
possono dirsi senza, non per romanticismo ma perché il distorcere dell’uno
scolorisce l’altro.
Elena
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